Era il 2 novembre quando Monica è entrata in classe con il modulo per la tesi da compilare.
Entro il 10 dovete aver scelto l’argomento, il progetto da realizzare e il relatore”.
I nostri 12 sguardi si sono congelati. Cuori impazziti, palpebre tremolanti.
Ansia a mille. Ci siamo resi conto per la prima volta che stava arrivando il nostro momento.
2018: l’anno della tesi, degli esami regionali, del diploma da Designer della comunicazione visiva. Non avevamo mai pensato concretamente alla tesi prima di quel giorno. Avevamo solo una settimana per decidere tutto.
NEBBIA.
E i giorni passavano.
8 Novembre: l’illuminazione. Ancora mi chiedo come abbia fatto a non pensarci prima.
Ero certa di aver fatto la scelta giusta. Un progetto che coinvolgesse anche la parte emozionale, soprattutto la mia. Un progetto che coinvolgesse i miei interessi, le mie passioni. Un progetto per il quale avrei sicuramente messo anima e corpo.
Erano già passati due anni da quando avevo conosciuto Pietruzzo e, con lui, Lady Dislessia. A dire il vero l’avevo già incontrata in passato, ma in maniera marginale e forse poco interessata.
Per molto tempo mi sono chiesta come avesse fatto Pietruzzo a raggiungere quell’equilibrio e quella serenità che lo contraddistinguono.
Non è da tutti.
Spesso purtroppo accade che la Lady non venga accettata o venga nascosta, per paura dei giudizi altrui o per la volontà di non sentirsi “diversi”.
Io non ho mai affrontato il discorso, nemmeno con i miei famigliari. Per dire non so neanche chi lo sappia o meno, non l’ho mai affrontato sia perché non è mai uscito l’argomento, ma anche per evitare quegli sguardi che ti mandano dopo come se fossi un povero ebete. Preferisco fare come tutti i problemi e tenermelo per me”
Sono le parole di Paolo. Lo ammetto, quando le ho lette ho provato tristezza e tanta rabbia. Soprattutto sapendo che la “colpa” è dei giudizi esterni, i nostri.
Oggi Paolo forse non si rende conto di aver fatto un grande passo avanti: si è raccontato.
“A me è stato detto di avere una forma di dislessia in terza elementare. La maestra Caterina, che sospettava di questa cosa, mi fece fare delle prove per capire se fosse solo un’impressione oppure la verità.
Nonostante l’esito positivo dei test fino alla seconda media non è stato dato alcun peso alla faccenda anche se iniziavano a farsi notare sempre di più alcuni problemi. Io assolutamente non volevo avere aiuti di alcun tipo, io avevo ancora l’idea che se volevo farcela dovevo farlo da solo e senza aiuti esterni. L’anno seguente mia mamma presentò le carte della certificazione a mia insaputa in segreteria, ma io non mi accorsi di niente e così finirono gli anni delle medie.
Alle superiori cambiò completamente il mio mondo, io iniziavo a cambiare, il mondo attorno a me era già cambiato. Riuscivo a portare a casa pochissimi voti sufficienti. Dopo quei mesi (in cui io non ero certificato) la professoressa di inglese si accorse ascoltando una mia interrogazione del problema e, prendendomi in disparte, mi chiese la conferma. Io gli confessai la mia situazione. Dopo avermi chiesto il consenso, sta volta, vennero presentate le carte anche alle superiori.
La prima e la seconda passarono normalmente, anche se certificato io cercavo di consegnare le verifiche in tempo e di fare meno errori grammaticali possibile, il tutto per sentirmi come gli altri.
In terza cambiò tutto, cambiai filosofia di pensiero e modo di ragionare in pochissimo tempo, non so il motivo ma ci fu qualcosa che cambiò nella mia testa e così da allora fino alla quinta, che ho appena finito, ho sfruttato tutti gli aiuti che mi sono stati dati, ho cercato di trasformare questo mio problema in un qualcosa a mio vantaggio, e devo dire che ci sono riuscito anche abbastanza bene. Ho capito che in fondo se noi facciamo più fatica è giusto che qualche via più semplice la troviamo”
Penso che Paolo abbia ancora tanto su cui lavorare. Il suo atteggiamento nei confronti della Lady e di chi gli sta intorno sicuramente cambierà un’altra volta ancora o forse di più. Oggi deve andar fiero di sé stesso per averne parlato per la prima volta.
Il caso di Paolo rispecchia il motivo per cui ho scelto di realizzare questo progetto.
Non vergognatevene. Accettatela e accoglietela, è la vostra compagna di viaggio e non vi rende diversi da nessuno.
Caro Paolo, “l’ebete” non sei tu, è il povero ottuso con i pregiudizi sulla Lady.
La Lady spacca. Punto.
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