Vi ricordate di Paolo? (QUI trovate il suo articolo)
Oggi è la sua mamma a raccontarci la loro esperienza con la Lady. Purtroppo non è stata vissuta molto bene.
Il tempo e la ricerca ha migliorato le cose.
Beh, è cominciato tutto in seconda elementare quando l’insegnante di italiano di Paolo ha espresso il dubbio che potesse avere qualche problema di dislessia.
DISLESSIA. Era la prima volta che sentivo quella parola e mi si è gelato il sangue. Ho subito pensato “oddio cos’è?!”.
La maestra mi ha detto che il primo passo da compiere era quello di andare dalla logopedista per vedere se Paolo avesse effettivamente questo disturbo. Ho preso appuntamento e l’ho portato, ha fatto dei test.
Paolo presentava una sfumatura di dislessia, delle difficoltà soprattutto in italiano e inglese. Secondo lei il bambino era molto intelligente e secondo lei lo avrebbe superato con delle strategie e dei metodi di studio. Io da mamma, senza saperne niente, mi sono fidata di questo “superato” e di conseguenza non ho approfondito l’argomento, mi spaventava.
Era un disturbo che non conoscevo, la logopedista mi aveva detto che lo avrebbe superato, le ho creduto. Mi sono aggrappata a questo senza approfondire.
Sbagliavo.
Non ho affrontato il problema come avrei dovuto. Ho nascosto la testa sotto la sabbia, ho vissuto male la situazione, attorno a me nessuno aveva mai sentito nominare la dislessia e sembrava quasi che Paolo avesse un ritardo da tenere nascosto.
Paolo ha finito le elementari discretamente, la prima media con qualche difficoltà. La professoressa di italiano a fine anno mi ha riproposto la questione. Com’era ovvio che fosse non aveva superato il problema, anzi, le difficoltà erano un po’ cresciute.
La dislessia non si supera, non è una malattia. E io non lo sapevo.
Seguendo il suo consiglio sono ritornata a fare il percorso per capire il livello delle difficoltà di Paolo e di conseguenza per fare la certificazione. Questa volta sono andata più in profondità. Ho acceso il computer, ho iniziato a informarmi di più su cosa fosse realmente il disturbo di mio figlio.
In seconda media è stato certificato. Paolo non l’ha vissuta bene, era in una fase di età delicata e la certificazione lo ha messo un po’ in crisi.
Non ne ha mai parlato con nessuno, nessuno doveva saperlo, nemmeno in famiglia. Quando si introduceva l’argomento in casa lui deviava il discorso. Probabilmente se avessimo affrontato il problema in seconda elementare, nella maniera più giusta e matura, Paolo avrebbe vissuto meglio la situazione e la certificazione.
Finiti gli anni delle medie lo aspettava una nuova scuola. Nuovi professori, nuovi compagni e nuove materie. Io e mio marito abbiamo deciso di provare a non presentare la certificazione perché Paolo potesse non sentirsi “diverso” e per vedere dove riusciva ad arrivare con le sue gambe. Abbiamo provato, la sua dislessia era solo una sfumatura.
Inevitabilmente la professoressa di inglese si è resa conto della sua difficoltà, ha richiesto un colloquio con me e mi ha posto il dubbio che presentasse DSA. Non sapeva che era già certificato.
Lei mi ha rassicurata tantissimo, mi ha supportato a livello umano, è stata favolosa. Mi ha consigliato di presentare la documentazione.
Paolo fino a metà del secondo anno delle superiori aveva ancora qualche problema ad accettare la dislessia.
Con l’età e la maturità ho visto decisamente un cambio di atteggiamento. La professoressa di inglese è stata fondamentale anche per lui.
Ora ha finito il percorso delle superiori, io e il suo papà abbiamo notato in lui la serenità e l’accettazione a cui pian piano è arrivato. Tant’è che ha voluto raccontare a Bidipicù la sua esperienza senza segreti e senza censure.
Vorrei darvi un consiglio, vista la mia esperienza e visti i miei errori: informatevi.
anche i siti come questo sono importantissimi per evitare di avere paura di una cosa che in realtà è molto gestibile, non è così drammatica.
Ma lo penso veramente sai, Sofia, un blog così semplice, scorrevole, ti rassicura. In un certo senso ti fa sentire anche meno solo.
Informazione e confronto sono fondamentali.”